La politica è cosa importante, tutto ciò che le ruota attorno non sempre lo è. Anzi, della politica vera, genuina, utile e indispensabile, specialmente alle nostre latitudini, ci si dimentica spesso e volentieri per dare spazio al venticello della calunnia e all’uragano dell’ipocrisia. Stando così le cose, tanto nel capoluogo che nella periferia, chi dedica il suo tempo al lavoro e al bene comune ha due possibilità: o ignora il tutto completamente evitando di scendere a livelli bassi oppure replica, d’istinto, alle accuse velate e furbe aprendo il confronto e consentendo agli interlocutori, spesso anonimi, di salire a livelli più alti. C’è anche una terza possibilità: rispondere apertamente agli insinuatori di professione giocando di fioretto sul filo dell’ironia. Ed è questa la strada che Gianpiero Menniti, giornalista pubblicista, tre lauree col massimo dei voti, esponente di Progetto Vibo Valentia, ha scelto per rispondere ai ‘leoni da tastiera’ che da qualche giorno stanno utilizzando i social per cercare di gettare ombre sul suo impegno a vasto raggio.
Le leggi della stupidità
Le leggi della stupidità
Con una articolata nota, Menniti racconta, per estrema sintesi, la sua vita e il suo ruolo svolto sempre nel privato e mai nel pubblico, nonostante le tante opportunità avute. “Ho fondato e diretto imprese – esordisce nel suo scritto – e ora svolgo felicemente la libera professione. Leggo, da mesi velenose allusioni al mio nome per eventuali incarichi al Comune di Vibo. A questo proposito, mi sovviene un simpaticissimo quanto puntuale testo dello storico Carlo M. Cipolla, ‘Le leggi fondamentali della stupidità umana’, che nel proporre la terza legge su questa deriva mentale così la descrive: La terza legge presuppone che gli esseri umani rientrino in una di 4 categorie fondamentali: sprovveduti, intelligenti, banditi e stupidi. Come è implicito, nella terza legge – osserva Cipolla – una creatura stupida vi perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e più impensabili”.

Nessun incarico
Gianpiero Menniti avrebbe atteso qualche giorno prima prima di entrare in gioco nella speranza che i ‘leoni’ facessero qualche passo falso importante. Ha aspettato inutilmente perché “qui a Vibo si è cauti – spiega – e se si esagera poi si cancella il post – come ha fatto una disastrosa ex assessora della disastrosa giunta Limardo – e si preferisce usare il sottinteso e l’insinuazione, modalità nelle quali alcune figure si sono talmente specializzate da riuscire a suscitare un moto di divertimento, come sovente capita di fronte al grottesco incosciente”. Quanto sopra premesso, Menniti passa alle sottolineature più significative. “Non sono in predicato – precisa – per nessun incarico comunale e non parteciperò a nessuna selezione relativa a ruoli di alcun genere nel Municipio di Vibo. Ai tanti che, come cagnacci rabbiosi, si sono dedicati alla mia persona, direttamente o indirettamente – prosegue – cogliendo l’occasione per ringraziarli delle parole ‘gentili’ che hanno speso, racconto due simpatici aneddoti, il primo per i maschi e il secondo per le femmine (mi dispiace, ma per pettegoli, ‘megafoni da buffet’ e starnazzanti non riesco ad ammettere gli appellativi di Uomini e Donne)”.
Due aneddoti
Il primo aneddoto chiama in causa De Gaulle. “Si narra che un collaboratore di De Gaulle – racconta Menniti – negli anni dell’avvento della Quinta Repubblica, infervorato, proponesse al celebre generale: …E adesso che tutti i ‘co…ni’ siano fucilati. Il Presidente francese, meditando un istante, rispose: Caro amico, il suo vasto programma mi sembra troppo ambizioso”. Il secondo aneddoto scomoda Lady Astor, la prima donna membro del Parlamento britannico. “Lady Astor – continua l’esponente di ‘Progetto Vibo’ – una volta disse a Churchill: Se fossi tua moglie, avvelenerei il tuo caffè. Al che Churchill avrebbe risposto: Se fossi tuo marito, lo berrei”. Intelligenti, pauca.